mercoledì 29 aprile 2015

Italicum: perchè si alla legge elettorale

Qualche giorno fa abbiamo fatto un'analisi dell'Italicum, la legge elettorale in discussione alla Camera e su cui il governo ha messo la fiducia.

Le opposizioni parlano di attentato alla democrazia, di fascismo, di cambiamento del sistema politico italiano, ecc.

Ora, pur essendo d'accordo sul fatto che il metodo seguito per l'approvazione di questa legge elettorale è sicuramente criticabile, credo sia necessario fare alcune considerazioni e riflessioni, per cercare di spiegare meglio perchè io personalmente sono favorevole.

L'Italicum prevede le seguenti cose: 

- premio di maggioranza o doppio turno: il premio di maggioranza del 15%, scatta se un partito raggiunge il 40% delle preferenze; si può arrivare, quindi, al 55%, che corrisponde a 340 seggi su 617. Se nessuno supera il 40%, si va al ballottaggio, a cui accederanno solo i due partiti che avranno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno. 

- soglia di sbarramento al 3% (ovvero vengono eletti i deputati di quei partiti che ricevono almeno il 3% dei voti)

- divisione dell'Italia in 100 circoscrizioni, in ognuna delle quali verranno presentate liste con in media sei candidati per ciascuna; ogni circoscrizione avrà un capolista designato dai partiti mentre a partire dal secondo eletto scatteranno le preferenze, 2 per ogni votante, di cui uno deve essere donna.

Alla luce di questo, e tenendo presente quanto già detto in merito, voglio fare un'analisi di questi tre punti, dicendi subito che la soglia di sbarramento al 3% è, a mio parere, bassa ma tant'è.

Sulle preferenze, innanzitutto, sarebbe bene fare un bagno di coerenza, al fine di evitare di dire oggi l'esatto contrario di quanto affermato ieri (e sottolineo che vale per tutti, premier compreso); questo perchè quasi tutti coloro che oggi si esprimono a favore delle preferenze, ieri non lo erano; basta fare una ricerca sul web per andare a scoprire chi era a favore delle preferenze e chi contro.

Inoltre, è bene ricordare che le preferenze sono presenti nelle elezioni locali e regionali (e non mi sembra che ci sia una platea di scienziati nei vari governi) e, oltre al fatto che due referendum sono stati votati negli anni '90 per l'abolizione delle preferenze, è innegabile come le stesse siano state storicamente utilizzate per scambi di favori e politiche clientelari.

Sicuramente l'attuale sistema di nomina politica non ha fatto meglio; per cui in sistema "misto", in cui c'è un capolista nominato e gli altri devono "cercare i voti" per poter essere eletti potrebbe rappresentare una discreta via di mezzo.

Riguardo al premio di maggioranza alla lista, sarebbe bene ricordare cosa avvenuto negli ultimi venticinque anni: maggioranze variabili, coalizioni infinite e messe insieme solo per raggiungere la maggioranza e legislature che duravano un paio d'anni; ora, vi sembra una cosa così terribile il fatto che chi ottiene il maggior numero di voti (e il 40% sono una bella fetta di elettorato) abbia il diritto/dovere di governare? O dobbiamo per forza rassegnarci alle coalizioni e agli "inciuci" come qualcuno li definisce?

Ciò non toglie che, visto anche la discussione relativa all'abolizione del bicameralismo perfetto, è necessario concepire miglioramenti per quel che riguarda una maggior tutela delle minoranze, e più in generale ad un equilibrio dei poteri, magari dando più potere allo stesso Senato in termini di fiducia al governo.

Qualcuno sostiene che l'Italicum stravolge il funzionamento della Repubblica perchè permetterebbe praticamente l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, mentre l'Italia è una repubblica Parlamentare; in sostanza la critica riguarda il fatto che il parlamento si ritroverebbe solamente a ratificare l'elezione del governo.

Visto la situazione degli ultimi tre governi, nati in Parlamento e non rappresentativi dei risultati delle elezioni, avere la possibilità di scegliere chi dovrà governare è sbagliato?

L'idea che mi sono fatto, ascoltando le posizioni dei vari politici, è che sebbene l'Italicum non sia una legge elettorale perfetta, rappresenta in buona sostanza ciò che si dovrebbe pretendere al momento in cui ci si reca alle urne: la possibilità di scegliere chi vogliamo che governi; che esista una maggioranza omogenea che non si perda dietro agli interessi dei partitini o dei singoli deputati (lo so il PD al momento non è proprio così!); che si abbia la possibilità di conoscere, anche personalmente, le persone che si vanno a votare.

Le posizioni attuali di opposizione alla legge elettorale, rappresentano una mera volontà di non cambiare le cose, per fare in modo che permanga la politica degli accordi tra partiti, degli inciuci e delle coalizioni, in modo che pochi abbiano il controllo di molti...


lunedì 27 aprile 2015

Un paese di ultras


Gli ultimi episodi di violenza avvenuti negli stadi italiani, impongono una riflessione seria: l'Italia è un paese di ultras?


L'elenco di quanto successo si fa ogni settimana più lungo:

- devastazione a Varese;
- aggressione degli ultras a Cagliari e Bergamo;
- bomba carta a Torino;
- aggressione verbale al presidente della Roma...

solo nell'ultimo periodo, senza dimenticare le decine di episodi avvenuti nei mesi e anni addietro.

Come avviene in ogni situazione in Italia, le reazioni post episodio sono tutte di condanna, salvo poi evitare di fare qualcosa di concreto per scongiurare il fenomeno.

E' evidente che esiste un problema culturale di fondo: in Italia si vede lo stadio e il calcio come momento di sfogo in cui ricercare sempre lo scontro sia verbale che (molto spesso) fisico con il tifoso avversario.

Basti pensare alle liti che spesso avvengono tra genitori nelle partitelle dei bambini...

In più, il fatto che tutte le tifoserie abbiano rapporti privilegiati con le società e che, addirittura, siano divise da appartenenze politiche (oltre che territoriali) rende l'idea dell'assurdità della cosa e del grado di importanza che quello che dovrebbe essere un gioco, riveste nell'immaginario collettivo.


E' bene che si inizi a reprimere sul serio il fenomeno ultras e bisogna farlo partendo da fuori dallo stadio, punendo cioè coloro i quali all'interno delle società intrattengono rapporti con questi ultras pseudo-tifosi.

Bisognerebbe inasprire ancor più le pene aggiungendo al divieto di entrata allo stadio per un certo periodo (daspo) reati di carattere penale, prevedendo carcere e multe salate a chi si rende protagonista di episodi di violenza dentro e fuori gli stadi.

Facendo un esempio, le immagini del derby di Torino permettono chiaramente di individuare i responsabili delle violenze; utilizzarle per dare punizioni esemplari ai protagonisti.

Potenziare i controlli all'entrata e all'interno dello stadio, vista la quantità di materiale (petardi, bastoni, ecc.) che continua ad entrare.

Tutto quanto visto deve necessariamente essere accompagnato dal miglioramento della cultura sportiva, incentivando l'attività sportiva tra i ragazzi e l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole.

Solo così si tornerà a vedere il calcio come uno sport e lo stadio come un luogo di divertimento in cui passare tranquillamente una giornata.

martedì 21 aprile 2015

Li lasciamo morire tutti?

L'ennesima strage di migranti avvenuta qualche giorno fa ha dato il là ad un'ondata di commenti e prese di posizione che definire terrificanti è un eufemismo; "700 persone in meno da sfamare", "700 ladri in meno", sono solamente due dei migliaia di terribili commenti che sono apparsi sui social network e non solo.

Domando a questo tipo di esseri (che definire animali sarebbe un complimento): li lasciamo morire tutti? Dov'è finito quello spirito di accoglienza e quell'indole da viaggiatori tipici di noi italiani?

E' vero, la macchina dei soccorsi e dell'ospitalità non funziona benissimo, il sistema ha sicuramente bisogno di essere rivisto ed è necessario trovare una soluzione a questa crisi umanitaria, ma esultare per la morte di centinaia di persone, molte delle quali bambini, credo sia qualcosa di disumano, che non fa parte della cultura di un essere umano.

Anche perchè voglio ricordare, a chi oggi dice queste bestialità, che gli italiani sparsi nel mondo sono milioni e che spesso sono arrivati ad ondate nei vari paesi e da questi sono stati mantenuti ed educati.

Ecco ad esempio come l'Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Usa, nell'ottobre 1912, definiva gli italiani arrivati che arrivavano in America:

<<Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro».

Inoltre, è bene ricordare che ogni famiglia italiana ha al suo interno un buon numero di parenti o amici che vivono in altri stati e che da questi sono stati accolti e avviati ad un lavoro; cosa avremmo fatto se questi stati (ad esempio Germania, Svizzera, Usa, Argentina), ci avessero respinto o lasciato morire? 

A questo punto è necessario che ognuno di noi, prima di dire bestialità, facesse una seria riflessione su chi siamo e chi siamo stati. 

Come detto, e al netto di questo "sfogo", è assolutamente necessario che si trovi una soluzione al problema. L'Unione Europea e soprattutto l'Onu, hanno il dovere di intervenire al fianco dell'Italia attraverso un intervento su due fronti:

- quello delle partenze, attivando un controllo serio del Mediterraneo, e ricercando tutti quei mercanti di uomini che ogni giorno causano queste tragedie;
- quello della Libia (in cui dalla cacciata di Gheddafi la situazione è andata precipitando senza che gli organismi internazionali facessero alcunchè), in cui sarà necessario avviare un dialogo, attraverso l'Onu e con il supporto degli stati Ue, tra le tante etnie che compongono il paese.

Molto lavoro sicuramente c'è da fare; la situazione negli stati africani unita all'avanzata dell'Isis, impone un serio intervento della comunità internazionale per riportare e rafforzare la pace in un mondo sempre più in bilico.

lunedì 20 aprile 2015

Cambiare la legge elettorale conviene?

Cambiare la legge elettorale conviene?

Sicuramente si, visto che da oltre dieci anni in Italia quando si va a votare per l'elezione del parlamento (e di conseguenza del governo), non si riesce a capire chi ha vinto, se non dopo qualche giorno e spesso con distacchi limitatissimi tra chi vince e chi arriva secondo.

Celebri sono i casi del 2006 e del 2013, in cui prima l'Ulivo e poi il PD, sono arrivati "primi" con distacchi di un zerovirgola, e per governare hanno dovuto ricorrere a maggioranze "variabili" o coalizioni che comprendevano le più diverse anime della politica, che hanno causato la caduta del governo (nel 2008) e la sostituzione (2014) del Presidente del Consiglio di turno.

Ma anche quando qualcuno ha vinto con alti numeri (vedi Berlusconi nel 2008), ha dovuto far ricorso a una maggioranza talmente variegata che dopo tre anni è finito in minoranza e sostituito al governo.

Questa situazione di "impossibile governabilità" perenne, ha come causa una legge elettorale, il cosiddetto "porcellum", che presentava una sistema di elezione talmente subdolo da non consentire maggioranze stabili e durata dei governi. 

Una legge che è stata sonoramente bocciata da ogni parte politica, persino da chi la scrisse, e che alla fine è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel 2013.

Da quel momento iniziarono i lavori per la redazione e l'approvazione di una nuova legge elettorale che garantisse governabilità, che desse nuovamente la possibilità ai cittadini di scegliere i propri esponenti attraverso la reintroduzione delle preferenze, che assegnasse in modo corretto i premi di maggioranza.

Dopo quasi due anni da quel momento, ci ritroviamo con una proposta di legge, "l'Italicum", che è in discussione in parlamento e che è stata concepita per centrare gli obiettivi che abbiamo visto; una legge elettorale che, è bene precisarlo, è stata predisposta dal governo e dalla stragrande maggioranza dei parlamentari (PD, Nuovo Centrodestra, Forza Italia, e praticamente tutti gli altri tranne Lega, Sel e M5S).

Tuttavia più la legge andava avanti al Senato e alla Camera, più i dissidi tra queste forze andavano aumentando; le cause però non sono solamente legate alla legge in sè, ma spesso a dissidi interni dei partiti (vedi PD) o "ripicche" per come sono state gestite altre situazioni (vedi Forza Italia che cambia idea dopo l'elezione del Presidente della Repubblica).

Ora, il dubbio che si insinua è che in realtà manca una componente fondamentale per portare avanti questa nuova legge elettorale: la reale volontà di cambiarla.

Perchè, come detto all'inizio, fin dall'entrata in vigore tutti i partiti erano, a parole, d'accordo a cambiare la legge elettorale, ma dopo dieci anni (10!) non si riesce ad andare avanti spediti, per il semplice motivo che quella legge "porcata" conveniva a tutti i partiti che avevano la possibilità di scegliere loro i parlamentari e di conseguenza tutte le altre cariche.

Così come oggi non si vuole approvare l'Italicum, per il motivo evidente che renderebbe più forte e sostanzialmente imbattibile il Presidente del Consiglio attuale, il quale forte di questo "potere", spinge per l'approvazione a qualunque costo.

La soluzione al problema, per evitare che passi un'altra legislatura senza che si abbia una legge elettorale degna di questo nome, la dà Francesco Costa nel suo articolo "L'elefante nell'Italicum", in cui dice una cosa abbastanza semplice: nonostante la legge in discussione non sia a migliore possibile, essa raggiunge alcuni obiettivi:

- permette di conoscere la sera delle elezioni il vincitore;
- permette la vittoria di una lista (quindi anche un solo partito qualora fosse in grado di superare il 40% dei voti) evitando il ricorso a coalizioni e maggioranze variabili;
- ridà, anche se solo in parte, la possibilità di scegliere i parlamentari con la reintroduzione parziale delle preferenze.

Ripeto, non sarà la legge migliore, ma sicuramente sarebbe un buon modo per andare a votare con la consapevolezza di poter scegliere il vincitore.

Inoltre, nulla vieta, come detto da Francesco Costa, che il giorno dopo l'approvazione non si possano iniziare nuovamente i lavori per andare a migliorare quelle parti che presentano problemi.

Se vi state domandando ma allora perchè non fare una legge perfetta subito, la risposta è abbastanza scontata: perchè se dobbiamo aspettare che riescano a fare la legge perfetta ci ritroviamo al 2018 (forse) a votare con una legge ancora peggiore con la quale la situazione sarà, se possibile, peggiore di quella attuale.

mercoledì 15 aprile 2015

Aiuto i crolli, evviva i crolli!



Ci voleva il crollo di un pilone dell’autostrada Palermo-Catania, che ha diviso la Sicilia in due con tutti i danni che ne conseguono, per attirare l’attenzione dei mezzi di informazione sulla situazione delle infrastrutture siciliane.

Come ormai solita consuetudine tutta italiana, sia di chi deve fare informazione sia di chi deve prendere decisioni, il momento di “fare qualcosa” è sempre successivo al momento in cui succede qualcosa di grave e serio; e molto spesso non si agisce neanche arrivati a quel punto…

La situazione delle infrastrutture siciliane è chiara ed evidente a tutti; politici, giornalisti, tecnici, dirigenti, Anas, Ferrovie, sono a conoscenza da sempre che i cittadini siciliani si muovono su strade che, quando non sono interrotte, ricordano le guerre mondiali e su treni che impiegano più tempo di quanto non impiegassero all’inizio del ‘900. Eppure nulla si muove. 

Molti (tutti?) i comuni siciliani, hanno gravi problemi di collegamento non solo con i centri maggiori dell’isola, ma anche con i comuni più vicini; paesi in cui le strade sono interrotte da anni per frane, crolli e cedimenti strutturali, che rischiano di restare isolati ogni volta che dal cielo cade qualche goccia.

Tutto questo è chiaro da tempo; eppure nessuno negli anni ha avuto la decenza di lavorare sulla messa in sicurezza delle infrastrutture e sulla creazione di nuove strade e collegamenti; ci si è sempre fermati alle intenzioni espresse nelle campagne elettorali nelle quali tutti hanno promesso “mari e monti”, salvo poi dimenticarsene il giorno dopo.

E i cittadini siciliani, battaglieri come sempre (!), hanno sempre accettato il tutto, perché mai sia ribellarsi “che poi non si sa che può succedere”.

Come se non bastasse, all'assenza di progettualità e controllo del territorio, si aggiunge la disastrosa esecuzione di quei pochi lavori che, dopo decine di anni di progetti, cambiamenti, corruzione, ricorsi, appalti ecc., una volta eseguiti crollano dopo pochi giorni.

Negli ultimi anni sono tantissimi gli episodi accaduti e molti continueranno ad accaderne, in barba ad annunci, proclami, comunicati stampa e intenzioni.

Se mai i cittadini si ribelleranno (sul serio, non su facebook!), tutta l’attenzione che l’ultimo crollo ha attirato sulla situazione strade (viva i crolli!) svanirà e come sempre nessun lavoro sarà fatto, si spenderanno soldi a palate in progetti fantascientifici e irrealizzabili, e tutti i siciliani ci riabitueremo alla situazione, fino alla prossima puntata (aiuto i crolli!).

lunedì 13 aprile 2015

Il paese dei Corrotti

Perché siamo sempre più il paese dei corrotti?

Prendo spunto, per la scrittura di questo articolo, da una notizia apparsa sull’ansa poco fa dal titolo: “Corruzione, arrestato maresciallo GdF”.

La domanda mi sorge spontanea: perché non si riesce ad eliminare questo cancro, tale è la corruzione, che da anni è entrato nel corpo di questo paese? Se anche chi, come la Gdf, (che per chi non lo avesse capito significa Guardia di Finanza) ha al suo interno gente facilmente corrotta e corruttibile, c’è speranza per questo paese?

Che cos'è la corruzione?

“La corruzione indica, in senso generico, la condotta di un soggetto che, in cambio di danaro oppure di altri utilità e/o vantaggi che non gli sono dovuti, agisce contro i propri doveri ed obblighi” (fonte Wikipedia)

La corruzione è un fenomeno ormai abitudinario e consolidato nel nostro paese; nel 2014, l’Italia è stata classificata come il primo paese d’Europa per tasso di corruzione, davanti a Bulgaria e Grecia, e sessantanovesimo nel mondo! E rispetto agli altri anni siamo in via di peggioramento.

D'altronde ce ne accorgiamo ogni giorno ascoltando i tg, che ci informano di arresti per corruzione di politici, imprenditori, dirigenti, magistrati, professionisti e chi più ne ha più ne metta. Insomma una malattia che colpisce ogni ambito della società, indifferentemente da appartenenze politiche, religiose o morali.

Ciò che maggiormente fa indignare è che il fenomeno della corruzione è talmente inserito all'interno dei meccanismi che regolano la società, che i cittadini ne sono ormai assuefatti. “La percezione della corruzione nelle istituzioni governative e locali in Italia sfiora il 90%, al top tra i paesi Ocse” (Repubblica.it), e la fiducia nelle istituzioni è di appena il 30%, come dire sappiamo che siamo un paese di corrotti e le cose non cambieranno mai.

Siamo messi talmente male che abbiamo dovuto istituire un’istituzione apposita che si occupa di combattere la corruzione, ovvero l’Autorità Nazionale AntiCorruzione (ANAC), che vista la situazione avrà una mole quasi infinita di lavoro.

Ma da cosa dipende la corruzione?

Secondo i principali studiosi del fenomeno, le cause sono imputabili alla mancanza di responsabilità civile e penale, ovvero al fatto che ci siano leggi poco rigide e, di conseguenza, pene poco esemplari.

Inoltre, la mancanza di un naturale senso civico, inteso come senso dello stato e delle istituzioni, sostituito da un più pragmatico senso del portafoglio (personale), rendono la corruzione estremamente diffusa.

Come si può combattere?

Visto che la situazione è disastrosa, occorrono misure drastiche per ridurre il problema. Ben venga l’Anac, così come le nuove leggi in materia. Secondo me si dovrebbe agire anche su altre direzioni come ad esempio l’aumento dei controlli, la certezza della pena e soprattutto un miglioramento della trasparenza e del senso civico.

E per trasparenza si intende la pubblicazione su internet di tutti gli atti riguardanti il settore pubblico con riferimento sia agli appalti, di cui dovrebbero essere pubblicati in tempo reale le varie offerte e i vari procedimenti attraverso i quali si arriva alla scelta del vincitore, sia alle singole spese di ogni P.A., arrivando a inserire nei documenti pubblicati il costo del singolo materiale e della singola prestazione.

È troppo? Io credo di no, perché sapere ad esempio quanto è stato pagato l’asfalto, il geometra o il muratore che ha eseguito un lavoro, permetterebbe a chiunque di poter confrontare questo costo con i prezzi “normali” ed eventualmente chiedere spiegazione delle motivazioni. A questo, si dovrebbe accompagnare la pubblicazione dei movimenti bancari relativi al lavoro in questione e la trasparenza è servita.

Infine, ma non meno importante, sviluppare il senso civico, di appartenenza ad una comunità, ad uno stato, fin da piccoli, con una selezione rigorosa di tutta la classe dirigente a partire dalla scuola elementare, consentirebbe di far crescere una classe dirigente più rigorosa e meno propensa ad essere corrotta.


E tu cosa ne pensi

giovedì 9 aprile 2015

10 consigli utili per migliorare il tuo negozio (parte seconda)

Nel post precedente abbiamo visto i primi cinque consigli per migliorare il proprio negozio; si è trattato di consigli di carattere "generale", ovvero su come dovrebbe essere un negozio tipo, in termini di pulizia, ordine, ecc.

In questo secondo post vedremo altri cinque consigli utili alla gestione del negozio, all'immagine e alle possibilità di crescita.

6- Scaffali ordinati e "produttivi"

Gli scaffali, e più in generale tutti gli spazi vendita, sono i luoghi centrali della nostra attività; è lì che il cliente prende visione del prodotto che gli serve e anche di qualcosa che magari decide di acquistare sul momento.

E' importante quindi che lo spazio vendita sia organizzato in modo ordinato e pulito, che vi siano esposti i prodotti nel modo adeguato, alle altezze adeguate e rispondendo adeguatamente alle necessità ed esigenze del cliente. 

Una cosa da tenere bene a mente: evitare gli spazi vuoti! Danno una brutta impressione al negozio, che apparirà vuoto e darà al cliente un motivo per non tornare (il quel negozio non si trova mai nulla!)...
Unici momenti in cui è "consentito" avere spazi vuoti sono poco prima di ricevere la nuova merce e la sera in fase di chiusura (ma ricordatevi di risistemare il giorno dopo!)

Come sistemarli?

Dedicheremo un post alle tecniche di organizzazione degli scaffali (il visual merchandising) vedendo come una corretta esposizione dei prodotti può consentirci di aumentare le nostre vendite e, di conseguenza, far crescere il nostro fatturato.

7- Usare correttamente la comunicazione esposta

Questo è uno dei momenti probabilmente più noiosi ma incredibilmente importanti della gestione del negozio. Si fa riferimento a tutti quei prezzi, cartellini, cartelloni di offerta, depliant e quant'altro, ovvero tutti quegli strumenti che danno informazioni sul prodotto.

Tenerli costantemente aggiornati è operazione fondamentale per due motivi: 
- il cliente non rischia di prendere un prodotto diverso da quello indicato e/o con un prezzo diverso ;
- non sarete disturbati continuamente per sapere il prezzo, le caratteristiche, la taglia, ecc. nè vi ritroverete alla cassa prodotti che, sulla basa di una informativa errata, il cliente aveva preso e adesso non vuole più.

8- Ascoltare le richieste e i pareri dei clienti

Nelle piccole attività, ma anche in quelle un po' più grandi, è fondamentale creare rapporti di fiducia con i clienti; è importante quindi cercare di entrare in confidenza con loro, ascoltare le loro richieste, le esigenze e i pareri in merito ai prodotti e al negozio.

Vendere un prodotto che era stato precedentemente richiesto dal cliente, vi farà acquisire punteggio ai suoi occhi. 

Esistono molti modi per comunicare con i clienti e informarli di nuovi arrivi e offerte, ovvero fare quella che viene definita "fidelizzazione", dei clienti. Dedicheremo un post anche a questo!

9- Usare la vetrina

La vetrina espositiva che si ha all'entrata della nostra attività rappresenta il nostro biglietto da visita; è lei che i clienti vedono prima di entrare e, spesso, quando il negozio è chiuso.

Ciò che un cliente vede in vetrina, lo porta a crearsi delle aspettative e idee su cosa troverà all'interno del negozio; è fondamentale, quindi, che questo spazio sia allestito con la massima cura e che in esso siano evidenziati i prodotti giusti.

Cosa esporre?

La risposta non è scontata; essa è infatti legata al momento, al periodo dell'anno, alla tipologia di prodotti venduti, alle offerte, alla nostra politica e pianificazione di vendita.

In generale è necessario tenere in considerazione che nell'allestimento di una vetrina è bene individuare un tema da seguire, utilizzando colori, forme, dimensioni e struttura della merce da esporre; variare periodicamente i tempi e l'esposizione; da non dimenticare, al solito, ordine e pulizia.


10- Internet, internet, internet!

Il ricorso a internet è uno degli aspetti più sottovalutati dalle imprese italiane; eppure rappresenta una straordinaria opportunità di pubblicità, esposizione e vendita, spesso superiore al solo negozio "fisico".

La quantità di strumenti utilizzabili è pressochè infinita: social network, siti, blog, e-commerce, sconti, mail sono solo alcuni.

Si ma chi mi dice che funziona?

Un solo dato: le vendite attraverso internet crescono ogni anno di oltre il 20%! Perchè non farne parte?

Si ma come funziona? Quanto costa?

Tutto è legato a ciò che si vende ma anche a ciò che si vuole ottenere; esistono migliaia di guide su internet che danno consigli su come aumentare il proprio fatturato attraverso internet, partendo da costi bassi o anche a costo zero.

Inoltre, per chi volesse, sono disponibili molti consulenti che creeranno proposte personalizzate (se volete potete chiedere anche a me!).

Siamo arrivati alla fine di questa mini-guida su come migliorare l'aspetto e le vendite del proprio negozio. Il solo mettere in pratica questi consigli vi aiuterà ad avere un'attività in linea con le aspettative dei clienti.

Nei prossimi post, entreremo più in dettaglio nelle cose che abbiamo visto, cercando di capire come utilizzare tutti gli strumenti che esistono per far crescere il nostro fatturato.